(venerdì, 9 maggio 2025)–Droni, missili e accuse reciproche dopo l’attentato del 22 aprile
di Mara Vidon
La tensione tra India e Pakistan è riesplosa con una violenza che non si vedeva da anni. Tutto è iniziato il 22 aprile, quando un attacco terroristico ha colpito la località di Pahalgam, nel Kashmir indiano, causando la morte di 26 turisti. New Delhi ha subito puntato il dito contro gruppi jihadisti sostenuti da Islamabad, accusa che il governo pakistano ha definito priva di fondamento.
La risposta indiana è arrivata pochi giorni dopo. Nella notte tra il 6 e il 7 maggio, l’India ha dato il via all’operazione “Sindoor”, lanciando droni e missili contro obiettivi nel territorio pakistano e nella zona del Kashmir sotto controllo di Islamabad. Secondo le autorità indiane, si trattava di campi di addestramento terroristico. Islamabad ha reagito immediatamente, dichiarando di aver abbattuto diversi jet e droni indiani, e accusando Nuova Delhi di aver colpito aree abitate da civili. Secondo il Pakistan sono stati riportati trentuno morti, tra cui donne e bambini, mentre l’India respinge ogni responsabilità.
Nel frattempo lungo il confine è scattata una vera e propria evacuazione. Migliaia di famiglie sono state costrette a lasciare le proprie case per rifugiarsi in zone più sicure. Scuole chiuse, aeroporti bloccati, traffico interrotto in molte aree di confine. Anche la rete è diventata terreno di scontro: il governo indiano ha ordinato a X di bloccare oltre ottomila account social accusati di violare le leggi del Paese. In parallelo, Nuova Delhi ha sospeso il Trattato delle Acque dell’India, un accordo cruciale per la gestione condivisa dei fiumi tra i due Paesi.
La comunità internazionale guarda con crescente preoccupazione. Gli Stati Uniti hanno chiesto alle due potenze nucleari di evitare ulteriori provocazioni, mentre alcune nazioni del Golfo, come l’Arabia Saudita, si sono appellate per un cessate il fuoco. Al momento, però, il dialogo è completamente fermo e la retorica nazionalista sembra prevalere su ogni tentativo diplomatico.
Questa nuova ondata di violenza riporta al centro dell’attenzione un conflitto che non ha mai trovato una soluzione. Il Kashmir resta una terra contesa, sospesa tra memoria storica, rivendicazioni territoriali e cicliche esplosioni di rabbia armata. A pagare il prezzo sono sempre i civili, intrappolati in una guerra senza fine.
Last modified: Maggio 9, 2025