Udine, (mercoledì,30 aprile 2025)–Dopo un importante intervento di restauro riapre al pubblico la Chiesa di Sant’ Antonio Abate, scrigno gotico di Udine. Affreschi ritrovati, memorie patriarcali e trent’anni del Museo Diocesano per un ritorno carico di storia e arte
di Mara Vidon
Ha ricominciato a pulsare, ieri 29 aprile, il cuore della Chiesa di Sant’ Antonio Abate in piazza del Patriarcato a Udine, dove si è tenuta la cerimonia di inaugurazione per la riapertura, al termine della prima fase dei lavori di restauro.
Una doppia celebrazione: proprio ieri ricorrevano anche i 30 anni dall’apertura del Museo Diocesano e Gallerie del Tiepolo, adiacenti alla Chiesa.
Per motivi si sicurezza, l’inaugurazione si è svolta alla presenza di un numero ristretto di ospiti, tra cui l’arcivescovo mons. Lamba e il vicepresidente della Regione con delega alla Cultura Mario Anzil.
L’edificio, ancora consacrato, ha ospitato l’ultima messa negli anni ’70, celebrata da monsignor Zaffonato. In seguito, è stato destinato a spazio culturale ed espositivo.
Già sede di mostre temporanee, i recenti restauri, che hanno previsto la rimozione di alcune installazioni espositive, hanno riportato alla luce affreschi trecenteschi di straordinaria delicatezza raffiguranti una Madonna con Bambino e alcuni Santi, oltre alle tombe dei patriarchi Francesco ed Ermolao II il Barbaro e Dionisio e Daniele Dolfin, ultimi due patriarchi di Aquileia, come se le pareti della Chiesa avessero ripreso a raccontare la propria storia.
Proprietà dell’Arcidiocesi di Udine e gestita dal Museo Diocesano, la struttura è stata oggetto di interventi grazie al programma regionale PR FESR 2021-2027 e al finanziamento previsto dalla L.R. 16/2023, art. 6, commi 49-53.
Costruita in stile gotico nel XIV secolo, la chiesa fu consacrata nel 1354 da Nicolò di Lussemburgo. Successivamente fu ampliata verso sud per dare vita all’Ospedale di Sant’ Antonio, affidato agli Antoniani. Nel tempo il complesso si è evoluto fino a costituire il Palazzo Patriarcale, residenza vescovile e sede del Museo Diocesano e Gallerie del Tiepolo.
La scenografica facciata fu realizzata tra il 1731 e il 1734 su progetto di Giorgio Massari, per volere del partiarca Dionisio Dolfin. Qui, trovano posto due statue allegoriche, Carità e Giustizia, scolpite da Antonio Gai, mentre sopra il portale d’ingresso è collocato il busto di Dionisio, opera di Giovanni Maria Morlatier. .
Il timpano ospita ulteriori elementi di pregio: al centro spicca lo stemma della famiglia Dolfin, con i tre delfini, e in sommità si erge la statua di Sant’ Antonio, affiancata ai lati da quelle dei santi Ermagora e Fortunato, protomartiri aquileiesi, anch’esse scolpite da Gai. L’insieme celebra simbolicamente le origini della diocesi di Aquileia.
Durante la cerimonia, il vicepresidente Anzil ha dichiarato: “Questo luogo permetterà a tanti di elevarsi a contatto con la cultura e l’arte: l’obiettivo del sostegno al restauro è valorizzare e trasformare con la rigenerazione urbana. Un amministratore pubblico deve contribuire a creare una società dove sia più bello vivere e la cultura è uno straordinario strumento per raggiungerlo”.
Last modified: Aprile 30, 2025